domenica 30 maggio 2021

IL MITO DI EROS

 IL MITO DI EROS

Eros è un demone in grado di poter far comunicare gli Dei con gli uomini. Eros è alla ricerca di qualcosa che gli manca ma che già possiede, si manifesta prima come amore di tipo fisico e poi come amore per l'anima. Frazie a lui le persone decidono di procrearsi e di dare vita a delle vere e proprie famiglie.Il mito afferma che egli è figlio di un Dio, Poro il quale raffigura la Povertà, e figlio di Poenia, la quale rappresenta la Ricchezza.

Poro il giorno della nascita della Dea della Bellezza Afrodite, bevve e mangiò talmente tanto che, arrivata la sera ed ormai ubriachissimo, si sdraiò a terra nudo. Poenia per la mancanza in cui si trovava  tutto ciò che ha Poro, escogitò un piano, si sdraiò vicino a lui e concepì Eros.

Platone con questo mito vuole dirci che:

L'Amore è mancanza, il desiderio di ciò che non si ha

L'Amore è desiderio del Bene

L'Amore è il desiderio di vincere la morte e di lasciare degli esseri simili a noi

L'Amore è rivolto prima ai copri e poi alle anime

Ed infine che l'Amore non si ferma alla bellezza dei corpi e del mondo, da cui deriva l'espressione "amore platonico".




IL MITO DELLA CAVERNA

 IL MITO DELLA CAVERNA

Il mito della caverna di Platone è uno dei suoi più famosi miti/allegorie/metafore, questo mito è raccontato all'inizio del settimo libro de "La Repubblica".

Questo mito parla di alcuni prigionieri che fin dalla nascita erano stati incatenati nelle profondità di una caverna, erano legati in maniera tale che potessero guardare solamente il muro difronte a loro. Dietro di loro vi era un muro con un fuoco acceso, dove vi passavano alcuni uomini che trasportavano delle statuette (di animali, di persone e di piante). I prigionieri pensavano che queste ombre causate dalle statuette fossero delle persone reali.

Un uomo riesce però a liberarsi e vedere il mondo al di fuori di quella caverna e dietro il muro, resosi conto della situazione vorrebbe subito tornare indietro dagli altri imprigionati della caverna e liberarli. Vi  era però un problema, riuscire a convincere gli altri prigionieri di essere liberati, infatti dovendo riabituare gli occhi all'ombra sarebbe dovuto passare del tempo prima che un prigioniero liberato possa vedere nel fondo della caverna, questa temporanea inabilità di vedere porta gli altri prigionieri ad avere un pensiero negativo su questa idea di fuga, in quanto secondo loro non varrebbe la pena faticare e subire dolore per andare a vedere le cose da lui descritte.

Inoltre a questo racconto/mito sono stati attribuiti ben 4 significati:

ONTOLOGICO

TEOLOGICO

POLITICO

GNOSEOLOGICO





sabato 29 maggio 2021

IL MITO DEL CARRO ALATO

 

                                                           IL MITO DEL CARRO ALATO


Il mito del carro alato e dell'auriga tratta dal Fedro di Platone, serve a spiegare la teoria platonica della reminiscenza dell'anima, un fenomeno che durante la reincarnazione produce ricordi legati alla vita precedente.

 La biga è trainata da una coppia di cavalli, uno bianco e uno nero: quello bianco raffigura la parte dell'anima dotata di sentimenti di carattere spirituale, e si dirige verso il mondo delle idee; quello nero raffigura la parte dell'anima concupiscibile e si dirige verso il mondo sensibile. I due cavalli sono tenuti per le briglie dall'auriga che rappresenta la ragione.



domenica 7 marzo 2021

PLATONE

 Platone, figlio di Aristone del demo di Collito e di Perictione, è stato un filosofo e scrittore greco antico. Assieme al suo maestro Socrate e al suo allievo Aristotele ha posto le basi del pensiero filosofico occidentale. 

Ebbe soprattutto un'educazione artistica, studiando musica, pittura e letteratura e segnalandosi in particolare nella composizione poetica e drammatica. Già nel periodo della giovinezza venne in contatto con la filosofia, come dimostra il fatto che ebbe Cratilo tra i suoi maestri. All'originaria influenza eraclitea che gli veniva da Cratilo sarebbe comunque ben presto subentrata quella di Socrate, che pare abbia conosciuto all'età di vent'anni. L'influsso determinante di Socrate sul suo pensiero è documentato dai moltissimi scritti in cui la figura del maestro viene idealizzata e il suo pensiero presentato in forma drammatica. Dopo la morte di Socrate (399), a cui, come ricorda egli stesso nel Fedone, non assisté a causa di una malattia, si recò, insieme con altri condiscepoli, a Megara presso il socratico Euclide, da dove tornò presto ad Atene. Rimastovi qualche tempo, iniziò il primo dei suoi viaggi maggiori, che secondo la tradizione lo condusse anche in Egitto, e a Cirene, dove sarebbe venuto a contatto col matematico Teodoro. È fuor di dubbio, comunque, che in questo viaggio P. visitò la Magna Grecia e la Sicilia, e fu a Siracusa alla corte di Dionisio il Vecchio, grande estimatore della cultura della madrepatria e conoscente del pitagorico Archita di Taranto, con cui P. era entrato in rapporto. A Siracusa strinse amicizia col giovane cognato di Dionisio, Dione, che restò per sempre conquistato ai suoi ideali filosofici ed etico-politici.

mercoledì 20 gennaio 2021

PROTAGORA


Protagora
 di Abdera. - Filosofo greco (n. Abdera tra il 484 e il 481 a. C. - m. fine sec. 5º), il maggiore rappresentante dell'antica sofistica greca. Originario di Abdera, fiorì ad Atene all'incirca nella metà del V secolo. Delle opere di P. non restano che pochi frammenti. Dal punto di vista conoscitivo fu un relativista: poiché l'uomo è misura di tutte le cose, non esistono verità assolute, ma soltanto opinioni che variano a seconda degli individui.

domenica 20 dicembre 2020

GORGIA

 Gorgia: nacque nel 485 in Sicilia e morì a 109 anni.

Fu discepolo di Empedocle ed esercitò la sua arte retorica in molte città della Grecia. Nella sua prima opera, Sul non essere o sulla natura, egli stabilì le sue tre fondamentali tesi: Nulla c'è, Se anche qualcosa c'è, non è conoscibile dall'uomo. Gorgia dimostra queste tesi con dei paradossi e nega la pensabilità logica ed ontologica dell'essere. Un' altro aspetto della personalità di gorgia era la concezione tragica del reale e della incolpevolezza degli uomini di fronte a tutte le circostanze, la nostra esistenza è qualcosa di irrazionale e misteriosa. Nell' antichità si credeva che le leggi fossero derivate e create da un qualche cosa di sovrumano. I Sofisti invece credevano in un' origine totalmente umana. L'importanza dell' uso della parola è una delle maggiori scoperte dei Sofisti.  Protagora sosteneva il metodo dell' antilogia, cioè l'arte di costruire su ogni questione due discorsi contrastanti. Secondo Gorgia la parola è qualcosa di completamente autonomo dalla realtà. La retorica come l'arte del ben parlare diviene per Gorgia l'arte della persuasione. Gorgia distrugge completamente il rapporto tra realtà e linguaggio. Egli si pone polemicamente contro il pensiero di Parmenide, confutandone l'identità tra realtà, pensiero e parola alla base della filosofia eleatica. Il non essere è il non essere.








LA METAFISICA DI ARISTOTELE

 LA METAFISICA DI ARISTOTELE