domenica 13 dicembre 2020

SOFISTI E SOCRATE

 SOFISTI E SOCRATE

La “rivoluzione” dei sofisti. Il merito principale dei sofisti consiste nell’avere operato una vera e propria “rivoluzione filosofica”: invece di ricercare il “principio” del cosmo, i Sofisti si dedicarono alla politica, alla religione, alla lingua e all’educazione, divenendo così i filosofi dell’uomo e della città.
Socrate è uno dei personaggi più affascinanti della storia della filosofia. Il suo insegnamento, fondato sulla ricerca della verità attraverso il dialogo, ha avuto un’immensa eco nella cultura occidentale, anche se egli non lasciò nulla di scritto e affermò di non possedere alcun sapere. Le ragioni di questo successo – oltre che nelle splendide pagine dedicategli da Platone, il suo più grande allievo – stanno nella straordinaria fermezza con cui Socrate affrontò l’ingiusta condanna a morte inflittagli dagli Ateniesi. Sappiamo che nacque nel 470 o 469 a.C. ad Atene, da cui si allontanò solo per combattere nell’esercito ateniese. Il resto della sua vita lo passò nelle vie, nelle botteghe e nelle piazze di Atene, interrogando i suoi concittadini sulle «cose umane», cioè sul bene e sul male, sul giusto e sull’ingiusto, sulla virtù e sulla politica. A un amico che lo rimproverava di non mettere mai piede fuori delle mura di Atene, Socrate rispose che la sua passione era imparare: e mentre la campagna e gli alberi non erano disposti a insegnargli alcunché, dai suoi concittadini apprendeva molte cose. Sappiamo infine, e si tratta probabilmente della notizia più importante, che nel 399 il regime democratico lo processò con l’accusa di non credere negli dei tradizionali e di corrompere i giovani. Socrate si difese con vigore e affermò di aver contribuito a rendere la città più virtuosa, ma fu condannato a morte.
Una volta il termine “sofista” era sinonimo di saggio, cioè di un uomo che conosceva tecniche particolari e che era dotato di una vasta cultura generale [Pitagora].
Verso la metà del 5° sec. a.C. la parola “sofista” diventa sinonimo di intellettuale che sa inventare argomentazioni sottili e che si presenta come un educatore dei giovani a pagamento. Questo fatto appariva scandaloso agli aristocratici di allora, ma furono soprattutto Platone e Aristotele a giudicare i sofisti falsi sapienti, interessati più ai soldi che alla verità.




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